Da tempo, i miei genitori ed io trascorriamo le vacanze in una pensioncina conosciuta in tutta la Romagna. La fama del locale si deve soprattutto ai pranzetti deliziosi che i clienti possono gustarvi grazie all’abilità della cuoca. La cuoca, di cui sono diventato amico, è un donnone robusto che, a prima vista, non ispira nessuna confidenza. In effetti ha sempre il viso corrucciato, forse perché si acciglia tutte le volte che qualcuno – fosse anche una mosca – entra nella sua cucina. Ed è un peccato perché vederla all’opera è un vero spettacolo: pela, trita, affetta, impasta, farcisce, rimescola, assaggia senza un attimo di sosta. Nel frattempo, poi, brontola in continuazione. Guai capitarle a tiro nei momenti cruciali della preparazione del pranzo o della cena! Ne sanno qualcosa i camerieri che, costretti loro malgrado a disturbarla più di una volta, si trovano spesso a schivare il suo mestolo. Il “lancio del mestolo”, che terrorizza tanto il personale, risulta invece divertentissimo per i clienti. Questi, infatti, dalla sala, possono anche sentire la voce della cuoca che urla, sbuffa, impreca e spergiura che, a partire da quel giorno, non cucinerà mai più. I clienti affezionati, però, la conoscono bene e non la prendono sul serio. Sanno infatti che basta mandarla a chiamare e farle i complimenti per vedere il suo viso appannarsi e lasciare posto a un sorriso gioviale.
Ogni volta che qualcuno la disturba, la cuoca minaccia di cominciare a cucinare male.